Epoche lontanissime che riecheggiano sempre di più tra le colline della Tuscia; manufatti per secoli considerati come normalissime pietre, oggi riemergono assumendo il ruolo di testimoni di antiche civiltà dimenticate in grado di offrirci una nuova visione della storia del nostro territorio.
La dottoressa Tatiana Melaragni, delegata al settore archeologico viterbese del Corpo Italiano di San Lazzaro, descrive la conferenza tenutasi a Civita Castellana il 29 Ottobre 2022, dal titolo "I Megaliti di Santa Susanna".

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Siamo a Civita Castellana, presso la sala Consiliare del comune; alla presentazione sono presenti il sindaco Luca Giampieri, l’assessore alla cultura Giovanna Fortuna e tantissimi studiosi, letterari ma, anche tanta gente comune che curiosa, cerca di conoscere il lato nascosto della sua piccola città; molti di essi sono gli stessi abitanti di Civita Castellana.
Il 29 ottobre ore 17 il direttore del Corpo San Lazzaro, la dottoressa Ilaria Bartolotti annuncia con fierezza la grande scoperta di un complesso megalitico di notevole importanza storica, archeologica, antropologica e soprattutto astronomica.
Si perché parliamo di Archeo Astronomia, una disciplina ancora per certi versi incomprensibile e, a mio modesto parere, pur occupandomi in prima linea, poco credibile agli occhi di tanti studiosi.
Prima di lasciare la parola ai protagonisti, Anacleto Antonelli (lo scopritore), Stefano Cavalieri (studioso di archeo astronomia) e la sottoscritta (archeologa), è stato proiettato un filmato che riassume (con l’uso anche di diverse immagini dall’alto) la scoperta e lo studio che viene fatto nei confronti di questa importante struttura.

Alle immagini che riprendono i possenti megaliti, si alternano le interviste di noi tre protagonisti che raccontiamo le emozioni provate nel trovarsi davanti il sito. Inutile nascondere la gioia e la fierezza con il quale noi abbiamo cercato di coinvolgere i presenti e le istituzioni del comune.
Si tratta di un sito posizionato nelle vicinanze della ormai abbandonata chiesa di Santa Susanna, in Civita Castellana, in un terreno privato (da lì si è pensato di assegnare ai megaliti l’omonimo nome); lungo la SS3, non distante dal fiume Treja, la struttura si presenta complessa caratterizzata da circa 13 massi, di cui 5 sono molto visibili. Separati da intercapedini e disposti a semi cerchio, sembra quasi seguire un percorso sacro, attraverso il quale facevano riferimento delle piccole comunità del III millennio a.C. con il suo sacerdote astronomo.

I massi hanno un’altezza tra i 5 e 9 metri massimo, tra i più alti che abbia mai incontrato nei 5 anni dei miei studi e ricerche. Uno di questi presenta nella sua sommità, un solco (detto puntatore) in direzione nord-sud. Questa è stata la conferma (a detta dello studioso di archeo astronomia Stefano Cavalieri) che si tratta di un indicatore del Sole. Il complesso ha infatti tutte le caratteristiche strutturali di un antico osservatorio astronomico, proprio come l’anglosassone Stonehage e come l’ormai noto Poggio Rota di Pitigliano (GR).

Le posizioni dei massi permettono di far passare i raggi del sole e segnalare l’arrivo dei due solstizi (inverno-estate); i massi inoltre possiedono delle lavorazioni di tipo antropico quali coppelle, nicchie che favoriscono l’intuizione di un uso anche sacro e propiziatorio legato specialmente ai riti della fertilità e dell’abbondanza.
Se pur erroneamente ed in maniera superficiale è stata attribuita una datazione intorno al 2800 a.C., ho preferito, insieme a Stefano Cavalieri non sbilanciarmi troppo, ritenendo opportuno approfondire gli studi. Mancano prove scientifiche che permettono di dare una collocazione temporale precisa. È comunque chiaro che il sito è la prova saliente della presenza pre-falisca nel territorio da parte di una comunità che si dedicava all’ agricoltura e all’allevamento del bestiame, (come raccontato anche dal noto Luigi Pigorini in alcuni dei suoi appunti e dal ritrovamento di strumenti in metallo legato alla raccolta, oggi conservati al Museo delle Civiltà Eur, di Roma).
L’osservatorio astronomico diviene uno strumento con il quale interpretare e verificare l’alternarsi delle stagioni; al tempo stesso diventa anche un punto di riferimento attraverso il quale realizzare un marcatore territoriale e una vera griglia geodesica, favorita dall’allineamento del sito con il Monte Soratte ed il Monte Venere.
Dal punto di vista archeologico non manca la grande Nicchia Ovoidale, contornata (come in tanti altri casi analoghi verificati in altri siti) da reticoli e canaline che permettevano il passaggio di liquidi quale latte o vino.
La scoperta da parte della guida ambientalista Anacleto Antonelli e l’ormai avviato studio da parte mia e di Stefano Cavalieri ha permesso di attirare l’interesse da parte delle autorità comunali, accendendo i riflettori su una parte di storia del territorio falisco mai preso in considerazione. Non solo.
L’incontro avvenuto proprio nella sala Consiliare del comune di Civita Castellana, ha incentivato le autorità ed il sindaco stesso ad organizzare quanto prima un intervento di riqualificazione anche nei confronti della vicina chiesa di Santa Susanna, che era destinata ad un tragico destino di abbandono.

Proprio per questo ci sarà la buona volontà di ufficializzare gli accordi tra Comune di Civita Castellana - attraverso l’assessore alla cultura Giovanna Fortuna- ed il Gruppo Romano del Corpo Italiano di San Lazzaro il quale si è reso già disponibile nell’effettuare un intervento di pulizia e ripristino di alcune aree archeologiche della zona, compreso il complesso megalitico e la chiesa di Santa Susanna. Scopo anche quello di valorizzarla, mettendola in sicurezza, inserendola così in un nuovo contesto delle risorse territoriali.
Durante il suo intervento, Luca Giampieri non ha mancato di ringraziare la CSLI per il suo interessamento e per le attività in programma che vede protagonista un “non lontano” accordo di collaborazione tra le due parti; in questo modo ha risposto egregiamente anche ad una domanda proveniente da un partecipante tra il pubblico che ha domandato in che modo il comune potrà intervenire per il recupero del sito.
Ci aspettiamo quanto prima, (me in primis) che si possano fare degli interventi al fine di fermare il degrado e continuare a studiare con attenta devozione il sito megalitico.
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Numerose le testate che si sono interessate alla scoperta:
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